Tra i principali studiosi che si sono occupati di dimostrare l'efficacia e i benefici della meditazione Mindfulness e di diffonderne la pratica possiamo citare Daniel Goleman e Gary Schwartz. Goleman, agli inizi degli anni settanta, passò un lungo periodo in India per studiare le tradizioni meditative nel loro contesto originale e apprenderne le diverse pratiche.

I benefici della Mindfulness

· mindfulness · Marco Turi · 5 min per leggerlo

Tutti i difetti della nostra mente - l’egoismo, l’ignoranza, la rabbia, l’attaccamento, il senso di colpa e tutti gli altri pensieri molesti - sono temporanei, non permanenti e duraturi. E poiché la causa della nostra sofferenza e dei nostri pensieri molesti è temporanea, anche la nostra sofferenza è temporanea. - Lama Zopa Rinpoche

Tra i principali studiosi che si sono occupati di dimostrare l’efficacia e i benefici della meditazione Mindfulness e di diffonderne la pratica possiamo citare Daniel Goleman e Gary Schwartz. Goleman, agli inizi degli anni settanta, passò un lungo periodo in India per studiare le tradizioni meditative nel loro contesto originale e apprenderne le diverse pratiche. Una volta tornato ad Harvard scoprì che Schwartz aveva cominciato a fare degli studi sulla meditazione e iniziò a collaborare con quest’ultimo. Schwartz scoprì che i meditatori, rispetto ai non meditatori, riportavano livelli di ansia giornaliera molto inferiori e molti meno problemi psicologici e psicosomatici come raffreddori, mal di testa e insonnia.

Un aspetto interessante della meditazione è il fenomeno della sincronizzazione interemisferica, dove i due emisferi lavorano in modo sincrono e il cervello funziona come un singolo organo. Essa è stata rilevata sia negli stati iniziali, che negli stati finali della meditazione. La sincronizzazione tra i due emisferi è associata a stati di benessere ed emozioni positive mentre la desincronizzazione è correlata con situazioni stressanti ed emozioni negative. Shapiro e Walsh (1984) hanno studiato lo stato di coscienza durante la meditazione trascendentale. Ad un insegnante di meditazione trascendentale fu chiesto di premere un pulsante quando, durante la meditazione, percepiva uno stato di consapevolezza e profondo benessere, un’esperienza descritta come “pura consapevolezza”. Dallo studio risultava che il soggetto premeva il pulsante quando l’EEG registrava picchi di coerenza interemisferica del 100%, cioè quando l’attività del cervello era perfettamente sincronica.

Tra gli anni ‘70 e ‘90 una grande mole di ricerche fu realizzata da David W. Orme-Johnson all’Università internazionale Maharishi producendo una vasta banca dati di 508 studi che riportavano gli effetti fisiologici, psicologici, sociologici della meditazione trascendentale. Ad oggi, uno dei maggiori programmi di studio sulla meditazione prosegue sotto la direzione di Jon Kabat-Zinn nel Centro per la Mindfulness dell’università del Massachusetts. Il programma di Kabat-Zinn ha mostrato come la meditazione basata sulla Mindfulness può produrre una riduzione di sintomi nel cancro, dolore cronico, problemi di cuore, infertilità, insonnia, mal di testa, diabete, malattie della pelle, HIV, e AIDS, così come altri disordini di stress ed ansia.

Effetti della meditazione sul sistema cardiovascolare

Gli effetti sul sistema cardiovascolare dipendendo dal tipo di pratica meditativa: pratiche come la visualizzazione tantrica, canti di devozione, e stili di concentrazione che portano a stati di estasi, tendono ad incrementare il battito cardiaco; mentre pratiche passive, come la meditazione trascendentale, la Mindfulness, tendono generalmente ad abbassare i battiti cardiaci.

C’è un crescente accordo in letteratura sul fatto che la meditazione possa avere un potenziale nell’alleviare certe forme di patologie cardiovascolari, diversi studi hanno riportato una riduzione di ipercolesterolemia e angina pectoris attraverso l’uso di rilassamento e meditazione trascendentale.

Lo studio più rilevante arriva da Ornish e colleghi (1990) che hanno utilizzato uno studio prospettico, randomizzato e controllato per determinare se le modifiche dello stile di vita di soggetti colpiti da arteriosclerosi coronariche, avessero un effetto rilevante. Si scelsero 28 pazienti che furono assegnati ad un gruppo sperimentale che variava per stili di vita, parzialmente basati sulla medicina Ayurvedica, includendo dieta vegetariana, mancanza di fumo, esercizio moderato e una combinazione di rilassamento, meditazione, e yoga. Il gruppo di controllo consisteva in 20 pazienti che continuavano il loro normale stile di vita. Dopo un anno 195 lesioni coronariche furono analizzate da angiografia coronarica quantitativa. Per il gruppo sperimentale, la percentuale media del diametro delle stenosi regredì, in contrasto al gruppo di controllo dove le stenosi progredirono. In conclusione l’82% dei pazienti del gruppo sperimentale, ebbero una regressione, dimostrando che un cambiamento dello stile di vita può portare a una regressione anche delle più gravi arteriosclerosi coronariche dopo solo un anno, senza l’uso di farmaci che diminuiscono i lipidi. Questi risultati sono molto importanti in quanto, i migliori trattamenti per questo tipo di patologia, ad oggi, possono solo rallentare o arrestare l’incremento delle stenosi.

Effetti neurologici della meditazione

Le strutture del sistema nervoso centrale correlate con gli stati meditativi, sono le aree frontali e prefrontali. Quando coltivata nel tempo, la meditazione porta a un potenziale e sistematico sviluppo neuroplastico, permettendo quindi non solo l’arrestarsi di un’eventuale danno nel futuro, ma giocando un ruolo cruciale nella riabilitazione e riparazione nel lungo termine di danni associati a stress cronico.

Per quanto concerne sonno e stati meditativi, è stato verificato che durante la meditazione vi è un incremento dell’afflusso di sangue nel cervello, a differenza del sonno dove questo decrementa. Inoltre sono stati trovati diversi incrementi di melatonina tra i meditatori, dopo aver meditato, e durante il sonno dopo la pratica di meditazione. Questi risultati combinati dimostrano che stati meditativi e sonno non sono stati equivalenti.

Davidson e colleghi (2003) hanno condotto un esperimento controllato e randomizzato sugli effetti del programma MBSR sul cervello e funzioni immunitarie ad impiegati, in stato di salute, in un ambiente di lavoro. Questo studio ha mostrato che dopo un certo periodo di tempo, i meditatori Mindfulness raggiungono livelli maggiori di attivazione nel lato sinistro della regione anteriore del cervello, rispetto al gruppo di controllo, dimostrando aumenti di attività del sistema immunitario come risultato di meditazione basata sulla Mindfulness.

Con i progressi nella ricerca sulla neuroplasticità, i medici stanno cominciando a vedere i potenziali benefici a lungo termine della meditazione Mindfulness, portandola da tecnica alternativa per la riduzione dello stress a uno strumento di apprendimento per la riqualificazione cognitiva, tolleranza, e riconfigurazione di collegamenti neurali radicati, atteggiamenti e comportamenti, nonché arricchimento e stimolazione della naturale capacità di guarigione del sistema nervoso.

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